Il sociale

Torino, capitale della salute

Torino è da sempre città di grandi eccellenze per quanto riguarda il campo del sociale. Sempre attenta ai più deboli e alle fasce svantaggiate, offre centri di assoluto rilievo nazionale per quanto riguarda la sanità pubblica.

Sanità pubblica

Da questo punto di vista si aprono nuovi scenari e nuove sfide. Siamo nel mezzo di una completa riorganizzazione regionale della Sanità, con ricadute importanti anche sulla Città.

La nascita dei nuovi ATF (aggregazioni funzionali territoriali), gestite dai medici di Medicina generale con il supporto di infermieri, assistenti sociali e personale amministrativo organizzati e forniti rispettivamente dal distretto sanitario e dagli enti socio assistenziali del territorio, permetteranno la presa a carico dell’individuo nella sua totalità, rimanendo più vicini a chi ha bisogno.

Incentivare e promuovere l’educazione dei cittadini alla salute dovrà essere uno dei punti fermi dell’attività del Comune, andando a parlare anche con i più giovani. E’ dimostrato come, davvero, prevenire sia meglio che curare, e che costi molto meno. Serie e ben organizzate campagne di educazione su temi come le malattie sessualmente trasmissibili, l’abuso di alcool e droghe, e il fumo, porteranno Torino all’avanguardia nel campo della prevenzione. Sul territorio comunale sono già molte le associazioni che si spendono, con diversi metodi, nell’ambito, ma non sono coordinate fra loro. Vogliamo che Torino sia davvero la capitale della salute.

Inoltre, nei prossimi anni si porterà a realizzazione, cruciale per Torino ma anche per il Piemonte, il Parco della Salute e della Scienza.

È una grande opportunità per la quale ci deve essere un forte e condiviso impegno.

Infatti, le prospettive che apre sono molteplici:

  • Risolverebbe una grave criticità strutturale dei principali ospedali che oggi costituiscono la Città della Salute: le attuali condizioni degli ospedali, la loro obsolescenza logistica, la vetustà impiantistica, comportano enormi costi di manutenzione (più di 20 milioni/anno, con un costo teorico di messa a norma superiore ai 300 milioni), rappresentano un elemento di rischio per pazienti e operatori, impediscono sviluppi tecnologici, logistici e organizzativi al passo con i tempi, e rappresentano, nel complesso, una sorta di “tappo” a ogni possibile miglioramento dell’efficienza organizzativa.
  • Rappresenterebbe un’occasione formidabile, se ben gestita, per consentire un rilancio delle attività di ricerca di un insieme di professionisti mediamente di alto livello e l’attività scientifica dei quali, di livello assoluto, è oggi in larga misura frustrata da un contesto asfittico e non attrattivo per i ricercatori internazionali e le aziende del settore. Al tempo stesso potrebbe intercettare movimenti importanti che si stanno concretizzando nel nostro Paese (pensiamo all’Human Technopole di Milano, con il quale sarebbe possibile creare collaborazioni).
  • Sarebbe un’occasione di lavoro rilevante, soprattutto nella fase di edificazione ma anche per l’indotto.
  • Renderebbe molto più attrattiva la Facoltà di Medicina torinese per studenti da altre sedi e dall’estero (con ovvie ricadute economiche sulla Città). Così come è stata immaginata presenta tutte le caratteristiche per essere economicamente sostenibile e consentire una riqualificazione di una significativa area urbana.

Infanzia e famiglia

Nella città i bambini vivono e crescono insieme alle loro famiglie sostenuti da una rete di iniziative, di proposte numerose e valide. Una città in cui i bambini stanno bene è una città dove stanno bene tutti, la strada verso una città più amichevole, accogliente e cordiale è a volte un problema di atteggiamento.

In questi anni la città si è trasformata e molte iniziative sono state messe in campo per la fascia d’età 0-6. Torino può fare di più e meglio.

Accoglienza

Una città a vocazione turistica come è la Torino di questi anni può diventare una meta a misura di famiglie.

Per questo occorre: incentivare la creazione nei musei e nelle gallerie di aree attrezzate per bambini, tessere e sconti agevolati per i nuclei numerosi; attrezzare gli uffici comunali, con maggior contatto con il pubblico, di aree attrezzate per bambini con fasciatoio e qualche gioco; incentivare anche il commercio ad azioni babyfriendly, ampliando la rete dei pubblici esercizi “amici di bambini”, dotati, cioè, di fasciatoi nei bagni dei locali, aree per l’allattamento, angolo scaldabiberon, seggioloni.

Pensare a una città a misura di bambino significa sapere che i bambini non sono tutti uguali: ogni fascia d’età ha esigenze diverse. A Parigi, per esempio, le aree gioco sono divise per età, qui avviene solo nel parco giochi del Fante e al Valentino, tutti hanno diritto al giocare ed è lampante che un bimbo di 2 anni non può avere le stesse esigenze di uno di 10.

Dobbiamo tenere in considerazione il diritto al gioco e mettere in campo alcune azioni fondamentali: fare in modo che la cittadinanza si riappropri di spazi dimenticati, abbandonati e sottoutilizzati, dare valore alla natura in città, mantenere le aree gioco e gli spazi comuni puliti, creare aree attrezzate per età diverse.

Diritti delle donne e delle famiglie

Rispetto dei tempi delle famiglie e delle donne. Un’offerta formativa che sia vicina ai nuovi orari di lavoro che in molti casi sono svolti dalle donne che affidano spesso i figli ai nonni. In una città come Torino, con il primato di famiglie monoparentali, la rete familiare spesso non c’è, molte donne e uomini si trasferiscono qui per studiare o lavorare e qui decidono di mettere su famiglia. La rete familiare informale va costruita incentivando e supportando iniziative aggregative e di mutuo scambio per rendere i quartieri di Torino dei luoghi accoglienti e vicini alla famiglia come nelle piccole cittadine.

Per questo bisogna:

  • creare orari flessibili degli uffici pubblici e maggiore elasticità degli orari dei servizi dedicati a famiglie e bambini;
  • creare servizi armonizzati, domande e modi di presentazione delle richieste per servizi prima infanzia uguali in tutte le circoscrizioni;
  • incentivare l’uso di internet da parte delle famiglie nelle comunicazioni scuola-famiglia con maggiore coinvolgimento delle strutture scolastiche;
  • incentivare la nascita e la creazione di pedibus, minor uso della macchina per portare i figli a scuola;
  • creare forme di gestione condivisa degli spazi comuni per bambini. Far crescere cittadini rispettosi dei beni comuni, appropriarsi degli spazi per averne cura. Quello che è di tutti va rispettato, progetti di cittadinanza consapevole a partire dalla prima infanzia;
  • poter usufruire degli spazi verdi delle scuole fuori orario scolastico con la supervisione delle famiglie;
  • rendere la rete delle piste ciclabili più sicura anche per i bambini in modo da incentivare l’uso della bicicletta, piste ciclabili che portano ai maggiori plessi scolastici della città;
  • mettere in sicurezza degli attraversamenti pedonali vicini alle scuole;
  • vietare il posteggio auto nelle aree di ingresso e uscita dei bambini dalle scuole;
  • rendere la città accessibile a famiglie, anziani, disabili e bambini attraverso l’eliminazione delle barriere architettoniche ancora esistenti;
  • considerare gli spazi verdi e le piazze luoghi di socializzazione e di incontro tra le famiglie e le generazioni con l’inserimento di panchine, fontanelle, segnaletica e altro arredo;
  • coordinare e incentivare la “consulta permanente delle famiglie”, dove tutte le associazioni di famiglie possano trovare rappresentanza per far sì che le istante delle famiglie considerate non tradizionali non siano dimenticate nell’ottica di evitare qualsiasi forma di discriminazione e salvaguardando i diritti dei minori;
  • coinvolgere e favorire la creazione delle reti informali di solidarietà e di servizi delle famiglie all’interno dei quartieri e delle circoscrizioni, l’attività delle associazioni e del volontariato, lo sviluppo dei meccanismi di raccordo tra operatori formali e informali; associate e auto-organizzate, nei procedimenti amministrativi che le coinvolgono.

Terza età

Già oggi l’Italia è uno dei Paesi più “vecchi” al mondo, e Torino si colloca tra le città più “vecchie” in Italia, con il 30% degli abitanti con più di 80 anni.

La fascia di età al di sopra dei sessantanni rappresenta uno scenario eterogeneo.

L’aumento della longevità vuol dire, da una parte, un’ulteriore crescita dei grandi anziani pluripatologici, nei confronti dei quali la risposta non può essere solo l’ospedale (a parte, ovviamente, le situazioni di emergenza), ma dovrà comprendere sempre di più modelli di cura intermedi, tra ospedale, territorio e domicilio, con un’organizzazione fortemente dinamica ed efficiente. Si capisce come sia cruciale che il SSR e la Città trovino modelli di collaborazione per la gestione di tutte le problematiche di confine tra il terreno strettamente sanitario e quello socio-assistenziale.

Importanti da questo punto di vista saranno i corsi per la gestione domiciliare dell’ammalato e il sostegno alle famiglie e ai caregiver. La sperimentazione di servizi innovativi, come la Badante di Condominio, esempio già utilizzato in alcune grandi città, darebbe una marcia in più ai servizi già presenti sul territorio. Si tratta di una nuova professione nel campo dell’assistenza familiare, non dedicata a una sola persona 24 ore su 24, ma destinata all’assistenza di piccoli gruppi di anziani abitanti nello stesso stabile, le cui mansioni prevedono interventi di assistenza a persone autosufficienti e non, attività connesse alle esigenze di vitto e pulizia della casa, piccole commissioni, monitoraggio e controllo attivo del benessere delle persone. E’ un modello che consente di valorizzare l’autosufficienza degli anziani all’interno delle proprie abitazioni, ma con la presenza costante di una persona d’appoggio.

Dall’altra parte, sarà fondamentale il supporto a quegli anziani autosufficienti, soprattutto nella fascia dei giovani anziani, tra i 60 e gli 80 anni, il cui problema principale è la solitudine, una delle fragilità più’ grandi, e la necessità di costruire nuovi orizzonti di vita.

Grande aiuto viene già offerto dal comune di Torino tramite il Servizio Aiuto Anziani.

Non bisogna scordare come le persone della terza età siano anche una incredibile risorsa, con il loro bagaglio di conoscenze e capacità: è fondamentale implementare tutte quelle iniziative che portano a non marginalizzare gli anziani, bensì a valorizzarli all’interno del tessuto sociale, e a promuovere il contatto tra le diverse generazioni e il passaggio di saperi.