DIRITTI

Ogni persona è un essere morale e razionale che merita di essere trattato con dignità. La storica vocazione della Torino plurale ha visto negli scorsi anni un consolidamento e un tempestivo adattamento alle nuove sfide legate ai diritti della cittadinanza. Torino si è assunta il compito di avviare politiche e interventi diretti a prevenire e contrastare ogni forma di discriminazione.

Torino capitale dei diritti è una frase che abbiamo ribadito e rivendicato, ma negli ultimi anni è stato varcato un nuovo confine tentando di colmare quel vuoto legislativo che non permette di garantire uguali diritti per i bambini delle coppie omogenitoriali.

Garantire diritti alle bambine e ai bambini e inchiodare i genitori ai loro doveri: questo è quanto è stato fatto per centinaia di minori torinesi con l’iscrizione alla nascita per le famiglie arcobaleno, a partire dalla battaglia che con Micaela abbiamo intrapreso con la nascita di Niccolò Pietro.

Occorre ora andare avanti – percorrendo la stessa strada tracciata – e mettere in atto strategie e metodologie di intervento volte a costruire una cultura del diritto, sostenendo il prezioso lavoro delle Associazioni, che, collaborando con l’amministrazione comunale, fungono da presidio territoriale e da promotore della formazione riservata alle e ai dipendenti della Città di Torino.

Tante sono le realtà comunali che devono essere supportate e rinvigorite: il Servizio LGBT, che da vent’anni continua a svolgere un eccellente lavoro di osservazione per le discriminazioni e informazione rivolta al mondo produttivo sui temi dell’accesso al lavoro delle persone transessuali; la Rete RE.A.DY, la Rete italiana delle Regioni, Province Autonome ed Enti Locali impegnati per prevenire, contrastare e superare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, anche in chiave intersezionale con gli altri fattori di discriminazione – sesso, disabilità, origine etnica, orientamento religioso, età – riconosciuti dalla Costituzione, dal diritto comunitario e internazionale.

Una Torino giusta per le donne, dove non si pensi a loro solo come madri, come massaie o come portatrici di idee, ma non in grado di ambire a posizioni di potere e di primo piano. Una città che sappia cambiare insieme e per le donne e dove venga garantita la loro autodeterminazione professionale, manageriale, istituzionale e procreatrice.

Una città che sia pioniera del bilancio di genere, promuovendo una maggiore trasparenza della pubblica amministrazione, attivando meccanismi tesi a evidenziare pratiche potenzialmente discriminatorie tra donne e uomini.

Una città in cui le persone con abilità diverse siano libere di circolare e non debbano avere ostacoli sulla loro strada, in cui l’eliminazione delle barriere architettoniche sia una vera priorità contabile e non solo uno slogan elettorale e in cui il trasporto sia accessibile, garantito e sicuro.

Una città in cui non si guardi con sospetto a chi non ha la nostra stessa nazionalità, ma che sappia ascoltare la percezione di insicurezza e sia in grado di mettere in atto azioni di tutela verso la cittadinanza tutta.

Entro il 2030, occorrerà potenziare un’urbanizzazione inclusiva e sostenibile, implementando i CPIA, garantendo maggiori fondi agli sportelli per gli stranieri dove offrire informazioni e sostegno alle persone straniere e ispirarsi ad altre realtà presenti in Europa, come a Robinsbalje, un ex parcheggio in un quartiere degradato, che è stato trasformato in un centro che offre in un’unica struttura servizi per l’istruzione, l’assistenza sanitaria e l’impiego.

Torino ha cercato di adeguarsi per far sì che la cittadinanza possa depositare le Disposizioni anticipate di trattamento (DAT): occorre ora implementare le modalità e permettere a chi vuole consegnare le proprie volontà di farlo anche negli organi decentrati.

Mi batterò affinché nella nostra città non sia più necessario avere la delega ai diritti e alle pari opportunità, perché ogni membro della giunta abbia come faro della sua azione amministrativa l’inclusività, la giustizia sociale e la laicità delle istituzioni e dello Stato.

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