DIGITALE

L’ultimo quinquennio delle politiche cittadine in tema di digitale si è distinto per la ricerca di iniziative e progetti principalmente orientati all’attrazione di aziende partner di medio-grandi dimensioni. Torino city Lab ha espresso una volontà del decisore pubblico di portare sul territorio progetti innovativi legati soprattutto alla digitalizzazione delle infrastrutture “fisiche” della città (parcheggi, trasporti, stazioni di rilevamento della qualità dell’aria…).
Tali esperienze, pur con un fine condivisibile, non sono mai uscite da una dimensione prototipale, per la difficoltà cronica della pubblica amministrazione di instaurare partnership con il settore privato che vadano oltre piccoli esperimenti da laboratorio.
La gestione al limite del catastrofico delle carte d’identità elettroniche ha dimostrato come la digitalizzazione a ogni costo rischi di creare fratture difficilmente componibili tra i cittadini e amministrazione, nonché una drammatica perdita di fiducia verso il digitale. 

Invece la trasformazione digitale è un settore potenzialmente trainante che può avere importanti effetti occupazionali in tempi brevi, come citato in diversi studi e rapporti pubblicati negli ultimi anni.
È quindi prioritario mettere lo sviluppo digitale al centro dell’azione di governo cittadino e metropolitano, partendo da alcuni capisaldi: formazione, luoghi simbolici, infrastrutture, scuola, PA.
Uno degli errori tipici parlando del digitale è immaginare che la forza lavoro impiegata debba essere solo altamente qualificata. Se è vero su numeri medio piccoli, su numeri grandi si stanno aprendo spazi occupazionali rilevanti per personale con scolarizzazione media (superiori o IST professionali) o riprofessionalizzati, perché le imprese sono anche alla ricerca di “operai del digitale”, che necessitano di un potenziamento della formazione di base per coprire la richiesta.
Altro aspetto legato al tema delle competenze digitali deve essere la ricerca spasmodica di eccellenze scientifiche: non è un drone pensato e prodotto in Cina a creare un effetto leva sulla competitività del territorio. L’alta competenza scientifica, la voglia di mettere in evidenza chi fa cose difficili, di chi ragiona sul medio lungo periodo, necessita di una valorizzazione da parte dell’amministrazione. Dobbiamo sforzarci di coinvolgere nella narrativa cittadina le eccellenze e valorizzare la loro presenza, anche fisica.
Esistono luoghi dove il digitale ha trovato casa: OGR Tech, spazi di coworking, la casa delle tecnologie emergenti. Occorre che la città li riconosca come tali, abbia voglia di frequentarli, non considerandoli monasteri inviolabili, ma luoghi di innovazione di cui ammiriamo l’anima punk quando li visitiamo in altri paesi.

Occorre inoltre allargare la disponibilità di luoghi digitali a tutti i quartieri: spazi dove sia possibile avere accesso alle infrastrutture, all’accompagnamento al digitale per le fasce più deboli, alla possibilità di fruire e creare cultura musicale e artistica.
Torino è una città digitalmente iperstrutturata, ma basta uscire per pochi chilometri dalla città per vedere che nell’area metropolitana il gap infrastrutturale è ancora ampio, per questo dobbiamo elevare l’impegno nella prima e nella seconda cintura.
Ciò è possibile solo con una PA moderna e digitalmente vicina al cittadino. Spesso usiamo digitale e informatica come sinonimi, con il risultato di privilegiare la procedura e non l’usabilità, il rispetto di leggi e regolamenti e non l’usabilità e la diffusione capillare.
Anche la scuola può rivestire un ruolo fondamentale. Una delle iniziative di maggior impatto è il progetto Riconnessioni di Fondazione per la scuola di compagnia di San Paolo, progetto che ha infrastrutturato tutte le scuole primarie di primo e secondo grado del comune di Torino e dei comuni della prima cintura, e ha avviato laboratori metodologici per accompagnare il corpo docente all’adozione del digitale. Un progetto eccellente, che ha visto l’amministrazione cittadina poco proattiva, che ci ha dimostrato ancora una volta che il digitale è entrato prepotentemente nella vita dei giovani e va fatto un lavoro enorme, soprattutto nelle aree dove il disagio è più marcato, su consapevolezza e uso responsabile delle nuove tecnologie.

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