L’anno trascorso ha evidenziato la forte richiesta di nuovi spazi pubblici all’interno dei quartieri. Se finora un nuovo parco o una nuova piazza erano la conseguenza di un grande intervento di trasformazione urbana, oggi è sempre più forte l’esigenza di intervenire in ambiti già definiti riappropriandosi degli spazi che la nostra nuova modalità di vivere la città ci offre.
Torino deve diventare per questo laboratorio dinamico di sperimentazione.
Un processo di trasformazione con l’obiettivo nel medio lungo periodo di arrivare a parlare di “urbanistica tattica”.
Un approccio nuovo che ha costi di intervento minimi rispetto ad altre opere pubbliche, e si rapporta con le esigenze di una porzione di città ben definita.
Dovremo quindi affiancare agli interventi urbanistici tradizionali un nuovo metodo che stimoli l’identificazione di spazi pubblici di prossimità in tutta la città e che sia accompagnato dalla definizione di nuovi strumenti che regolamentino cambiamenti dinamici e flessibili.
L’urbanistica tattica diventa funzionale alla nuova mobilità, a una città più viva in ogni sua parte anche quelle più lontane dal cuore.
Vorrei per questo che ripensare la città diventasse uno dei tanti modi per uscire dall’omologazione, per dare a Torino risposte su misura e dinamiche come il tempo che stiamo vivendo.
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